In viaggio nel profondo sud del Madagascar verso Beza e la sua foresta spinosa
22 Giugno 2013
Lascio la strada asfaltata per Toliara e prendo la deviazione verso il profondo sud, salutando l'asfalto ed iniziando un lungo viaggio avventuroso su piste polverose spesso in pessime condizioni. Gli alberi vengono man mano sostituiti da grossi cespugli più bassi e fanno la loro comparsa i fichi d'india e le Alluaudia, rara pianta endemica che non è possibile trovare in nessuna altra parte del mondo. Visito il parco di Beza con la sua popolazione di lemuri bianchi, lemuri notturni e lemuri dalla coda ad anelli.
Il viaggio in Madagascar prosegue lasciandosi la civiltà (e la strada asfaltata) alle spalle, ed addentrandosi in quel che viene localmente definito "il profondo sud".
L'architettura delle costruzioni cambia radicalmente e le casette abitate da contadini ed allevatori, diventano molto più piccole ed umili.
Questa regione del Madagascar meridionale è abitata dalla tribù dei Mahafaly, persone con un culto dei morti molto forte che prevede funerali costosissimi, con sacrifici di zebu, e costruzioni di tombe decorate ed arredate con orgoglio. Molte persone lavorano e accumulano ricchezze (fondamentalmente zebu), solo per potersi permettere un degno funerale ed una bella tomba (nella nostra cultura avviene una cosa un po' diversa: in genere ci si indebita con un mutuo trentennale per potersi comprare casa e una volta che la casa è stata pagata, è ormai ora di trasferirsi nella tomba... chissà cosa pensano di noi queste genti, che vivono in modestissime capanne di fango).
La vegetazione viene gradualmente sostituita da quel che viene definita "foresta spinosa", composta prevalentemente da piante xerofite o addirittura succulente, come nel caso di questi
Pachypodium lamerei, nelle foto mostrati in forma ancora giovanile.
La cima del fusto di un
Pachypodium lamerei, pianta succulenta abbastanza diffusa in questa regione del Madagascar e spesso allevata nei nostri appartamenti a scopo ornamentale.
Foto
Pachypodium lamerei. Un
Pachypodium lamerei nella sua forma adulta, quando il fusto perde totalmente tutte le spine e si ingrossa a costituire le riserve idriche.
La pista diventa sempre più sconnessa e polverosa. La polvere alzata dal vento e dai rarissimi mezzi che passano da queste parti, si deposita sulle povere piante presenti ai lati della strada.
Quasi improvvisamente, il paesaggio si popola di stupende
Alluaudia, pianta xerofita (in grado di vivere al secco) appartenente alla famiglia delle
Didieraceae, endemica del Madagascar e che non si trova in nessuna altra parte del mondo (eccetto le collezioni di pochi appassionati).
Il genere
Alluaudia comprende sei specie, ma le più diffuse in questa zona del Madagascar, sono l'
Alluaudia procera e l'
Alluaudia ascendens. Le foglie sono attaccate direttamente ai fusti ed ai rami, in corrispondenza delle spine.
Generalmente,
l'Alluaudia consiste in un grosso tronco spinoso, talvolta provvisto di foglie fino alla base (soprattutto nell'
Alluaudia procera), che si ramifica in alto.
Paradiso di piante succulente: i più attenti noteranno in questa foto un mix tra
Alluaudia e
Pachypodium, confusi da una fitta rete di rami di altre piante spinose.
Da un punto di vista scientifico, le
Alluaudia, come del resto tutte le piante della famiglia delle
Didieraceae, sono molto interessanti in quanto dimostrano molto efficacemente la teoria della "convergenza evolutiva" secondo la quale due organismi geneticamente diversi tra loro, evolveranno simili meccanismi di difesa dalle calamità naturali se sottoposti alle stesse condizioni, anche se geograficamente molto distanti. E' appunto il caso delle
Cactaceae endemiche del continente americano e delle piante xerofite endemiche del Madagascar. In più, le
Didieraceae fungono quasi da anello di congiunzione tra le "piante grasse" vere e proprie e le piante xerofite in genere, in quanto le
Didieraceae hanno evoluto sistemi di difesa contro la siccità come le spine ed il metabolismo CAM, ma, a parte l'
Alluaudia dumosa o le foglie delle altre specie, non hanno ancora tessuti particolarmente succulenti tali da immagazzinare grandi quantità di acqua (forse perché le condizioni in questa regione del Madagascar non sono severe come, ad esempio, quelle degli altipiani del Messico o della Bolivia).
Una
Alluaudia procera svetta verso il cielo.
Localmente l'
Alluaudia viene definita "albero calamaro" in quanto sembra, effettivamente, un calamaro gigante messo sotto-sopra.
Sacrilegio! Le
Alluaudia sono piante classificate come "minacciate" a causa del loro areale di distribuzione limitato ad alcune colline del Madagascar meridionale e sono quindi protette da leggi internazionali che riguardano anche la raccolta in natura e l'esportazione per i collezionisti (CITES). Pertanto, dispiace vedere un esemplare adulto abbattuto soltanto per il suo tronco utilizzato a scopo edilizio (come spiegato prima, a differenza delle piante succulente vere e proprie, i tessuti non sono particolarmente spugnosi e quindi il legno è, purtroppo, di sufficiente qualità --- nessuno abbatterà mai, ad esempio, un
Aloe o un
Pachypodium).
Raggiungo il parco nazionale di Beza nel Madagascar sud-occidentale, dove alloggio presso il campeggio comunque dotato di qualche cabina dove dormire una notte senza dover montare la tenda.
Un esemplare giovane di
Pachypodium lamerei.
Il parco nazionale di Beza ospita in una piccola area protetta, diversi lemuri, tra i quali il notturno Lepilemure sportivo che dopo l'alba si rifugia in fessure o cavità presenti nei fusti degli alberi.
Osservo una
Alluaudia che non avevo ancora visto, probabilmente la più rara
Alluaudia humbertii.
Nel parco nazionale di Beza nel Madagascar meridionale, incontro ancora numerosi lemuri dalla coda ad anelli.
Non manca anche il meno comune sifaka, o lemure bianco.
Foto di
Alluaudia. Il viaggio lungo le piste del Madagascar meridionale prosegue tra veri e propri alberi di
Alluaudia.
Trovo una piccola altura per avere una vista panoramica sulla sottostante foresta spinosa, dove non mancano decine di
Alluaudia.
Foto
Alluaudia. A volte le
Alluaudia ascendens e le
Alluaudia procera formano delle vere e proprie mini foreste.
Foto
Alluaudia procera e foto
Alluaudia ascendens. La pista si snoda fra
Alluaudia ed altri alberi nella loro veste invernale.
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