Reportage viaggio in Siberia durante il gelido inverno

Come sopravvivere alle basse temperature? Come fare foto al freddo senza far congelare la macchina fotografica? Cosa succede al nostro corpo quando è esposto a temperature estreme? E' quel che cercheremo di scoprire...

INFORMAZIONI SU ORGANIZZAZIONE E SVOLGIMENTO DEL VIAGGIO IN RUSSIA E SIBERIA

GLI EFFETTI DEL FREDDO SUL CORPO UMANO E SULLE COSE

FOTOGRAFARE ALLE BASSE TEMPERATURE

ABBIGLIAMENTO PER IL FREDDO

FOTO E DIARIO DI VIAGGIO IN YAKUTIA

COME ORGANIZZARE UN VIAGGIO IN SIBERIA AL POLO DEL FREDDO?

Importante: queste informazioni sono basate su un viaggio effettuato a Gennaio del 2007. Si prega quindi di considerare che tutte le notizie sotto riportate sono soggette a variazioni.

Il viaggio e' stato organizzato totalmente via Internet e, per la sua particolarita', sono stati prenotati tutti i servizi richiesti circa 3 mesi prima.

I requisiti per l'ingresso in Russia sono passaporto con validita' residua di almeno 6 mesi dall'ultimo giorno di permanenza nel paese e visto consolare che puo' essere richiesto presso gli uffici consolari russi in Italia. Le informazioni sull'ottenimento del visto possono essere trovate facilmente on-line (fare bene attenzione a tutti i requisiti richiesti, inclusa l'assicurazione medico-sanitaria e l'invito del tour operator russo, pena la non idoneita' all'ottenimento del visto). Durante la permanenza in Russia, si richiede al turista di registrarsi presso apposito ufficio entro 3 giorni lavorativi di permanenza nella stessa citta' (la procedura va ripetuta ogni volta che si cambia citta' e si resta in quest'ultima almeno 3 giorni). Quasi tutte le strutture di permanenza si occupano di gestire la pratica, il cui costo varia tra 15 e 20 euro (in alcuni casi, e' gratis).

Ho volato da Roma a San Pietroburgo via Milano (andata) e Mosca - Roma (ritorno) con Alitalia, acquistando un biglietto elettronico direttamene sul sito www.alitalia.com. Per le tratte San Pietroburgo - Novosibirsk; Novosibirsk - Yakutsk; Yakutsk - Novosibirsk e Novosibirsk - Mosca, ho utilizzato la Siberia Airlines (aerei Tupolev TU-154M) in quanto e' risultata la piu' economica; anche in questo caso ho acquistato il biglietto via Internet, ma attraverso E-Dreams (con commissioni piuttosto altine, ma purtoppo non era possibile comprare il biglietto direttamente dal sito della Siberia Airlines). Il volo interno in Yakutia, Yakutsk - UstNera, e' stato invece acquistato tramite l'agenzia di Yakutsk che ha organizzato tutto il resto della spedizione (non credo che questo volo possa essere prenotato dall'Italia; comunque e' operato dalla Yakutia Air con aeromobile Antonov AN-24 per una o due volte a settimana). Un consiglio importante e' quello di non prenotare voli con coincidenze troppo strette, in quanto i ritardi in condizioni climatiche cosi' estreme sono abbastanza normali e frequenti. E' inoltre buona norma prevedere almeno 1 o 2 giorni completamente liberi, specialmente a ridosso dei giorni nei quali si vola, da utilizzare in caso di ritardi: il mio volo Novosibirsk - Yakutsk del 9 gennaio ha avuto 23 ore e mezza di ritardo, causa nebbia a 43 gradi sottozero a Yakutsk. Infine, suggerisco di inserire gli indumenti piu' importanti (soprattutto cappelli, guanti e tuta termica) nel bagaglio a mano, per evitare di restare senza equipaggiamento in caso di ritardo o smarrimento del bagaglio registrato.

Per i pernottamenti a San Pietroburgo mi sono appoggiato a Ragoburgo, un B&B in posizione centrale, vicino alle attrazioni principali della citta'. Gli spostamenti da/per l'aeroporto sono stati fatti tutti con autobus o con l'efficientissima metropolitana. Anche a Novosibirsk mi sono spostato sempre con i mezzi pubblici (sebbene in caso di trasporto di bagaglio il biglietto costi il doppio, questo risulta sempre molto economico rispetto ai nostri standard); per il pernottamento ho scelto invece un ostello ad ore che si trova dentro la stazione ferroviaria Glavny di Novosibirsk. Purtoppo quest'ultimo non accetta prenotazioni, ma arrivando il mattino presto non ci sono problemi a trovare posto (gli alberghi in questa citta', anche 3 stelle, sono generalmente molto costosi). Come in tutti gli altri casi, anche a Mosca ho utilizzato i mezzi pubblici per spostarmi tra gli aeroporti (i voli interni arrivano su un aeroporto diverso rispetto a quello utilizzato dai voli internazionali) ed in citta'. Ho pernottato presso il Godzilla Hostel, raggiungibile con una combinazione di treno, autobus e metro, da tutti gli aeroporti.

Un consiglio utile: in molti casi i russi non espongono i numeri civici su molti palazzi e spesso non mettono indicazioni o insegne sulle porte, atte ad identificare il luogo. Si consiglia pertanto di girare sempre con una cartina sia in russo che in latino, scrivendo in cirillico il nome della struttura dove si e' diretti (al fine di poterlo mostrare quando si chiedono informazioni). Inoltre, farsi spiegare bene dal gestore del B&B, ostello, o ovunque siate diretti, come si identifica il palazzo e la porta dove entrare. Anche nel caso di un viaggio in metropolitana, si consiglia di portare sempre con se una mappa della metro con le fermate indicate sia in cirillico che in latino, in quanto nelle stazioni viene riportato solo il nome in cirillico.

Tutta la parte di viaggio relativa alla regione di Yakutia e' stata organizzata e prenotata attraverso la TourService Centre, una agenzia di Yakutsk che organizza viaggi avventurosi in questa parte del mondo (vedere http://www.yakutiatravel.com). Sono disponibili molti itinerari in diverse stagioni, ciascuno dei quali e' anche abbastanza personalizzabile per le proprie esigenze. I costi non sono eccessivi se paragonati a quelli di tour simili in altre regioni del mondo, ed il prezzo diventa particolarmente conveniente se si viaggia con un gruppo piuttosto che in solitaria. Le guide parlano inglese e si occupano di inviare gratuitamente anche l'invito da presentare al consolato russo per l'ottenimento del visto. Personalmente, sconsiglio di recarsi a Yakutsk senza i servizi gia' prenotati, a meno che non si parli bene il russo, al fine di trovare in loco gli autisti e le guide disposte a percorrere l'itinerario che si ha in mente. Sconsiglio altresi' di girare da soli con l'auto a noleggio, a meno che non si abbia gia' grande esperienza di viaggi in jeep in aree vaste e disabitate, in condizioni ambientali estreme.


QUALI SONO GLI EFFETTI DEL FREDDO SUL CORPO UMANO E SULLE COSE?

Durante questo viaggio ho potuto provare una vasta gamma di temperature diverse, da qualche grado sopra lo zero fino a -54,5. In tutti i casi, queste temperature non sono mai state accompagnate da venti eccedenti il metro al secondo (3-4km orari). Generalmente, le temperature fino a -30 non hanno rappresentato problematiche particolari, a condizione di essere coperto in modo adeguato; e' soltanto attorno ai -35 / -40 che esiste una sorta di soglia, oltre la quale possono viverci per periodi prolungati solo le persone che hanno la resistenza alle basse temperature nel DNA e pochissimi animali. Inoltre, le proprieta' fisiche di molti materiali iniziano a cambiare, creando una vasta gamma di problematiche diverse, per esempio ai mezzi meccanici. Quando sono atterrato a Yakutsk la temperatura era di -40 gradi ed indossavo soltanto 1 strato di lana, 1 maglione, guanti, cappello ed una giacca a vento senza imbottitura. Il tempo di scendere la scaletta del Tupolev per salire sull'autobus nel piazzale dell'aeroporto, e gia' inizio a sentire la formazione di fastidiosi granelli di ghiaccio nel naso, con la sensazione di sentirli anche nella gola e la conseguenza di tossire come se stessi respirando polvere. Allo stesso tempo, l'umidita' presente sulle ciglia inizia a congelare, ostacolando frequentemente l'apertura delle palpebre.

ciglia congelate
Accumulo di ghiaccio sulle ciglia dopo una prolungata esposizione ad oltre -50 gradi.

La giacca a vento si congela ed inizia a fare uno strano rumore, come se stessi calpestando delle patatine fritte, ad ogni mio movimento. Sorprendentemente, nonostante la copertura modesta, ho la sensazione del freddo solo sulla pelle scoperta; solo successivamente ho potuto appurare che il freddo si inizia a sentire solo dopo qualche minuto, con la conseguenza di non riuscire piu' a riscaldarsi se non entrando in un locale caldo. Una delle peculiarita' delle temperature cosi' estreme e' proprio quella di provocare la perdita di calore corporeo molto velocemente, rendendo difficile recuperare successivamente il calore perso; per questo motivo e' indispensabile uscire da un luogo riscaldato sempre ben coperti, soprattutto se si prevede di stare all'aria aperta a lungo (si puo' uscire meno coperti solo se si e' certi che entro qualche minuto si avra' sicuramente accesso ad un luogo caldo). Tanto per citare un esempio, indossavo sempre un guanto leggero sopra ad uno molto piu' pesante, che rimuovevo ogni volta che dovevo scattare una foto: alla temperatura di -52, mentre impiegavo appena 20 o 30 secondi per perdere calore dalla mano protetta solo dal guanto leggero, impiegavo almeno 5 minuti per riscaldare la stessa, talvolta indossando nuovamente il guanto piu' pesante e facendo una sorta di ginnastica (movendo ripetutamente le dita), talvolta mettendo la mano sotto l'ascella. E' quindi facile immaginare i problemi seri che si potrebbero avere se si uscisse non protetti adeguatamente e magari ci si perdesse in una foresta senza riuscire a trovare un rifugio riscaldato.

Se noi occidentali abbiamo problemi a vivere a lungo in condizioni di freddo cosi' estremo, i mezzi meccanici e molti materiali soffrono in modo analogo. Possedere una automobile in un luogo dove per 3 mesi la temperatura scende regolarmente a -40, -50 ed oltre, e' senz'altro costoso e poco confortevole. In altri luoghi freddi, ad esempio il Canada e le isole Svalbard, ho spesso notato la presenza delle prese elettriche nei parcheggi all'aperto, dove l'automobile viene collegata per mantenere l'olio alla giusta fluidita'. Ma in Yakutia non sarebbe sufficiente: qua infatti le automobili devono essere per forza ricoverate in un garage chiuso e perennemente riscaldato; in caso di sosta all'aperto bisogna tenere il motore acceso (il quale viene frequentemente protetto con una coperta, assieme al radiatore) ed in caso di soste particolarmente lunghe e' necessario che una persona resti a bordo per farsi un giretto ogni 10 minuti, impedendo il congelamento delle parti meccaniche lontane dal cofano. Se l'auto dovesse guastarsi, occorre costruirci una tenda attorno ed accendere un fuoco sotto (in qualche caso ho visto camion guasti abbandonati per strada, che verranno riparati e rimossi la primavera successiva).

Camion rotto bloccato nella neve
Un veicolo guasto abbandonato in un luogo remoto; verra' recuperato la primavera successiva.

Guidare sulle strade ghiacciate o innevate, non mi e' sembrato particolarmente problematico: infatti a quelle temperature i cristalli di ghiaccio rimangono sempre ben separati tra loro e non si formano lastre scivolose (in pratica, e' come camminare sulla sabbia). Probabilmente qualche disagio sorge in aprile, quando l'azione combinata di gelo e disgelo trasforma tutto in una immensa pista di pattinaggio.

Per mettere in moto un aereo fermo nel piazzale dalla sera precedente, vengono ricoperti i motori con alcune stuoie, quindi arriva un camion che soffia aria calda nel motori per una buona mezz'ora, prima di imbarcare i passeggeri e mettere in moto.

Come mettere in moto un aereo quando fa molto freddo
Un automezzo soffia aria calda nelle turbine di un Antonov AN-24 prima della messa in moto a 40 sottozero.

L'impianto di riscaldamento nelle case e' qualcosa di molto critico, che deve restare in funzione continuamente: eventuali guasti mettono l'abitazione in serio pericolo, causandone il completo congelamento e l'evaquazione fino alla primavera successiva. Gli ingressi hanno generalmente 2 o 3 vani intermedi che riducono la perdita di calore quando qualcuno entra o esce, mentre le finestre hanno doppi o tripli vetri (talvolta si tratta di una doppia o tripla finestra a tutti gli effetti).

Palazzina congelata
Una casa congelata a seguito del guasto dell'impianto di riscaldamento.

Anche trasportare l'acqua e' difficile e costoso: nei centri abitati piu' grandi l'acqua viene trasportata in condutture aeree (a causa del permafrost non e' possibile interrare praticamente nulla da quelle parti) riscaldate e ben coibentate; invece nei villaggi piu' piccoli, la riserva idrica e' garantita da blocchi di ghiaccio ritagliati da fiumi o laghi e trasportati presso le abitazioni. Il sistema fognario e' anch'esso un problema ed e' inesistente nei centri piu' piccoli (a proposito... usare il bagno all'aria aperta a -50 non e' "pericoloso" come si possa pensare, basta aspettare l'ultimo momento, in modo da non doverci pensare troppo una volta sul posto).

Acqua potabile ricavata dal ghiaccio
Riserve idriche ritagliate dal lago alcuni mesi prima.

Un'ultima nota: non toccare mai i metalli a pelle scoperta perche' e' molto doloroso: una volta sono uscito un attimo per scattare una foto, lasciando i guanti (mi sono detto: "tanto faccio presto") al rientro, quando ho toccato la maniglia metallica della porta a -50, ci sono rimasto quasi incollato.

 

COME FOTOGRAFARE ALLE BASSE TEMPERATURE? COSA SUCCEDE ALLA MACCHINA FOTOGRAFICA AL FREDDO?

La mia fotocamera e' una Panasonic DMC-FZ20, un'ottima macchina fotografica digitale, con zoom ottico 12x (35-420mm) f2.8 su tutta la lunghezza focale ed ottica stabilizzata.

Panasonic FZ-10
Panasonic DMC-FZ20

Fino a -15 o -20 gradi non ho avuto alcun problema a fotografare, ed anche la batteria interna al litio non ne ha risentito piu' di tanto (diminuiva leggermente la durata; per le emergenze, avevo un pacco batterie di 8 stilo AA ricaricabili tenuto sempre in tasca sotto i vestiti, con un filo che fuoriesce e che viene connesso all'occorrenza alla presa di alimentazione esterna della fotocamera --- non credo che questo accessorio si trovi in commercio, infatti l'ho progettato e realizzato io). A temperature piu' basse ho preferito non fare esperimenti e tenere la fotocamera permanentemente sotto la tuta termica, a contatto del mio corpo. Nel momento in cui dovevo fotografare, mi toglievo il guanto pesante dalla mano destra (restando solo con un guanto leggero), slacciavo la tuta, tiravo fuori la fotocamera e scattavo, quindi rimettevo tutto in ordine, indossado nuovamente il guanto pesante. Generalmente la fotocamera restava mezzo minuto a -40 o -50 (una volta anche a -54,5) e quindi restava a riposo alcuni minuti sotto la tuta termica. Non ho avuto assolutamente alcun problema e tutto ha funzionato a dovere, perfino la tanto temuta formazione di condensa e ghiaccio sulle lenti una volta riposta la fotocamera sotto la tuta (normalmente causata dai vapori dalla sudorazione / traspirazione che si depositano sulla fotocamera piu' fredda) non si e' mai verificato. Ho solo riscontrato due piccole anomalie: la prima; dopo essere stato un paio di ore a -52 ed aver usato la fotocamera con le modalita' sopra descritte, il display LCD ha iniziato a rallentare (le foto sono comunuque venute bene): questo e' stato forse causato dal fatto che ho fotografato troppo e che ho tenuto la fotocamera fuori dalla tuta termica per troppo tempo (l'uso di una fotocamera con mirino ottico eliminerebbe questo problema). Il secondo inconveniente, entrando in un luogo caldo (forse troppo umido) ho avuto formazione di condensa su tutto il corpo macchina. Forunatamente mi e' successo una sola volta durante tutto il viaggio, ma comunque questo fenomeno puo' essere eliminato inserendo la fotocamera in una busta a chiusura ermetica quando e' ancora fredda e prima di entrare nel luogo riscaldato; una volta dentro, aspettare che la fotocamera si riscalda a temperatura ambiente (potrebbero volerci anche un paio di ore) prima di aprire la busta.

Essendo un viaggio molto particolare e per non avere problemi in caso di guasti, ho portato con me 2 fotocamere identiche. Avevo inoltre memory card in abbondanza, di capacita' ridotta, per non perdere troppe foto in caso di malfunzionamenti; inoltre avevo con me un masterizzatore stand-alone automatico (non richiede la connessione al PC) per copiare le memory card su CD una volta piene.

 

COME VESTIRSI QUANDO FA MOLTO FREDDO?

L'indumento piu' importante, che mi ha permesso di godere appieno di questo viaggio senza patire il freddo, pur stando molte ore all'aria aperta, e' stata senza dubbio la tuta termica Himalayan Suit prodotta dalla The North Face ed acquistata a Roma presso Campo Base, un negozio specializzato nella vendita di "outdoor equipment" e fornito anche dei prodotti normalmente di non facile reperibilita'.

Come vestirsi al freddo estremo
Io con la Himalayan Suit The North Face, sotto il "simbolo del freddo" ad Oymyakon, a 50 gradi sotto zero.

La Himalayan Suit della The North Face e' in pratica un piumino "integrale" imbottito con piume d'oca di grammatura 800, dalla testa fino ai piedi. Nonostante si tratti di un pezzo unico (tale accorgimento previene la perdita di calore che invece esisterebbe se giacca e pantaloni fossero separati), si indossa e si rimuove in un attimo. Il tessuto esterno e' ovviamente anti-vento, ed anche le cerniere sono studiate in modo tale da non permettere la minima fuoriuscita di calore. Allacciata completamente ed indossando anche il cappello integrato nella tuta stessa, lascia scoperti soltanto gli occhi (tuttavia, ho constatato che e' molto piu' comodo lasciare la cerniera leggermente abbassata, indossando sotto un normale passamontagna).

Con questa tuta non ho avuto alcun problema di freddo a nessuna temperatura, nemmeno dopo esposizione prolungata. Inoltre, il tessuto esterno non si congela e non fa il rumore di patatine fritte schiacciate, che invece ho notato nell'altra giacca a vento non garantita per queste temperature. Devo dire che a -20 la tuta risulta forse troppo calda e puo' essere utilizzata solo se non si prevede di fare attivita' fisica (va bene solo per rilassanti passeggiate). A -50 la protezione dal freddo e' ancora perfetta, anche stando fermi all'aperto. In un'occasione, a -52, dopo aver camminato a passo normale per circa 1 km, ho dovuto addirittura aprire la chiusura lampo fino all'altezza dello stomaco perche' avevo troppo caldo ed iniziavo a sudare. La macchina fotografica digitale Panasonic FZ-20, pur essendo piuttosto ingombrante, riusciva a stare perfettamente sotto la tuta completamente allacciata (se non ho avuto alcun problema nel fotografare, molto probabilmente questo lo devo anche alla tuta). Sotto la tuta avevo soltanto un pantalone di lana, una maglia di lana con maniche lunghe a contatto con la pelle ed una felpa non troppo pesante.

Per la protezione dei piedi ho provato gli stivali Sorel (Caribou), che secondo la casa produttrice dovrebbero garantire piedi caldi fino a -40. Nulla di piu' falso, nonostante indossassi sotto ben 3 paia di calzettoni di lana. Gia' alla temperatura di -35, ho iniziato ad avere piedi freddi dopo 20-30 minuti di esposizione, accompagnati da notevoli problemi di traspirazione (tornato al caldo ho poi scoperto che si era formato ghiaccio dentro lo stivale). Da questo momento in poi ho utilizzato degli stivali prodotti in loco e chiamati "valentine": si indossano come se fosse un calzino, sono mediamente rigidi ed il tessuto e' spesso circa 10mm. Non hanno suola e non sono impermeabili (ma questo non e' un problema, basta spolverarli bene dopo aver camminato sulla neve, prima di entrare in un luogo caldo). Con questi "valentine" pagati l'equivalente di 10 Euro, ho avuto i piedi perfettamente caldi anche dopo essere stato ore all'aria aperta a -50, e nessun problema di traspirazione (sotto avevo 3 paia di calzettoni di lana).

Per le mani, indossavo un paio di guanti relativamente sottili che mi permettevano di usare agevolmente la macchina fotografica. Sopra di questi avevo dei guanti pesanti (tipo moffole) lunghi quasi fino al gomito ed imbottiti con lana di pecora, acquistati alle isole Svalbard. Anche in questo caso non avevo problemi anche dopo lunghe esposizioni alle temperature estreme, sebbene fossi costretto ad allenare spesso la mano destra (aprendo e chiudendo ripetutamente il pugno o muovendo le dita) per riacquistare calore dopo aver fotografato (a tal proposito puo' essere una buona idea legare il guanto ad una cerniera della tuta termica, in modo che non cada a terra quando viene rimosso per fotografare).

Infine, avevo un passamontagna di pile che indossavo sotto il cappello della tuta termica. L'uso del passamontagna riduce notevolmente la formazione di ghiaccio nel naso, a condizione di respirare lentamente, espirando sempre dal naso. I locali non usano il passamontagna, e sinceramente non so come facciano.

Per chi utilizza occhiali da vista: utilizzare occhiali a temperature cosi' basse risulta poco confortevole e spesso problematico. Infatti l'umidita' del corpo si deposita sulle lenti, gelando all'istante (il problema si amplifica in assenza di vento e indossando il passamontagna), inoltre si forma tantissima condensa ogni volta che si entra in un locale caldo. Risulta pertanto indispensabile utilizzare lenti a contatto, magari giornaliere, cosi' non serve neanche portarsi il liquido. Ho provato anche a congelare totalmente la confezione di una lente a contatto per poi scongelarla prima di indossarla: la lente e' rimasta integra ed ha funzionato perfettamente per tutto il giorno.

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Viaggio al freddo in Siberia: guida e informazioni

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